4 del tempus fugit. O meglio, della ricerca della poesia.


Ci manca il tempo.
Il tempo…difficile da definire, così, su due piedi, come l’amore.
Per trovare una definizione data da qualcuno più sveglio di quanto io possa esserlo col cervello bollito da una giornata di lavoro ho controllato in internet, e, secondo la prima definizione che ho trovato il tempo è la successione illimitata di istanti in cui si svolgono gli eventi e le variazioni delle cose, distinta e misurata in periodi.
Se la nostra vita fosse un contenitore, è di tempo che si riempirebbe, e allora, perché questa sensazione soffocante di mancanza di tempo?
Per due cose, a mio avviso: la prima non conta quanto tempo, ma per come è vissuto, per la qualità di quello che misura, se la vita la riempiamo di cose di merda, di persone di merda, alla fine non è che possiamo sentirci puliti e profumati, e con una rassettata alla piega dei calzoni affrontare il buio cielo del domani (e qui ci ho messo la citazione…).
La seconda è la velocità, il vivere alla velocità folle che teniamo ci porta a vivere tutto in maniera routinaria, ed è normale poi considerare il ripetersi delle medesime azioni giorno dopo giorno così confortevole, sicuro, comodo…ci volano i giorni e le settimane e non ce ne rendiamo conto.
E nel momento in cui rallentiamo soffochiamo, perché manca qualcosa…ma cosa?
Io mi sono dato una risposta semplice semplice…quello che manca, e quello che dovremmo cercare, è la poesia, ma non quella della rima baciata, la poesia per me è quello che rende belle le cose, è l’illuminazione di un’istante in cui ti rendi conto di vivere qualcosa di perfetto, per quanto piccolo sia.
E’ difficile rendersene conto, così presi dai nostri impegni, ma è tutto qui…
Nel sorriso che illumina la mia domenica mattina, senza la fretta di alzarsi e correre verso la giornata.
Nella colazione lenta, accompagnata dai racconti dei sogni e un libro a caso aperto affianco alla tazza.
Nel l’alzare gli occhi e guardare il cielo terso.
Nel tempo perso a scattare la fotografia perfetta, anche se la prossima sarà migliore.
Nel silenzio, che non ci rendiamo conto di quanto sia profondo.

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